PENSARE NATURALE E PENSARE ARTIFICIALE

I.C. Don Bosco

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di Francesca Pozzato

Il percorso che ha coinvolto due classi quarte della nostra scuola primaria, è partito da una riflessione sul concetto di Intelligenze multiple proposto da Howard Gardner ed attraverso un confronto tra pensiero naturale e pensiero artificiale è giunto ad esplorare il costrutto di intelligenza artificiale. Ma come è avvenuto questo confronto?

Vista l’età dei nostri studenti, le attività proposte sono state presentate attraverso diverse forme e diverse fasi: una domanda stimolo per aprire l’incontro, un’attività –gioco per cercare risposte, la presentazione e la condivisione all’intero gruppo delle scoperte e dubbi emersi ed infine un momento di riflessione finale collettivo. Le attività si sono sviluppate di volta in volta partendo dal conoscere come funziona in linea generale il cervello umano rispetto, in particolare, alla percezione del volto umano e decodificazione delle emozioni , passando poi a vedere come funziona, rispetto a queste due capacità, un sistema dotato di intelligenza artificiale.

Siamo così giunti a simulare, attraverso un role-playing di gruppo,  il funzionamento di una rete neurale umana “semplice” e in seguito a capire come funziona un algoritmo. Abbiamo trovato spunti interessanti nel sito www.readyai.com dove grazie all’algoritmo per cucinare un biscotto, i bambini hanno compreso i passaggi insiti in un algoritmo per raggiungere una risposta. Utilizzando uno schema base (carta-matita)che riassume i passaggi processuali di un algoritmo, abbiamo infine riprodotto le fasi di decodificazione delle emozioni di un dispositivo con intelligenza artificiale, giungendo all’ultimo stadio del confronto tra pensiero naturale e pensiero artificiale. Le riflessioni dei bambini hanno portato l’intera classe a ragionare sulle implicazioni dell’uso degli algoritmi nella nostra quotidianità; una delle domande che si sono posti è la seguente: come facciamo a scoprire cose nuove se l’algoritmo ci presenta solo quelle che ci piacciono?

Una domanda che è valsa, per noi insegnanti, l’intero percorso.