Il progetto #brAIn ha permesso di avvicinare gli studenti della classe seconda del liceo scientifico ad indirizzo tradizionale, ad alcune tematiche legate alla disciplina dell’informatica ed in particolare a quelle innovative ed attuali dell’Intelligenza Artificiale. La tematica applicativa affrontata durante il progetto ha coinvolto anche gli aspetti del risparmio energetico e dell’educazione ambientale, che sono due importanti temi che rientrano nell’ambito dell’educazione civica. L’obiettivo del progetto è stato quello di realizzare una classe virtuale intelligente in grado di reagire a ciò che le viene detto. Gli studenti saranno in grado di controllare alcuni dispositivi virtuali all’interno della classe dando loro dei comandi vocali e di catalogare i rifiuti attraverso l’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Per raggiungere questo obiettivo gli studenti hanno sfruttato uno strumento chiamato Machine Learning for kids, un ambiente guidato di facile utilizzo per l’addestramento di modelli di Machine Learning, per la classificazione di testo, numeri o il riconoscimento di immagini, che collegato all’ambiente di programmazione Scratch, ha permesso di realizzare un’applicazione utilizzando il linguaggio di programmazione a blocchi.
L’attività di docenza della sottoscritta nella classe coinvolta dal progetto si esplica nelle discipline di lingua e letteratura italiana e di lingua e cultura latina già dal primo anno del biennio.
Dopo un’ampia riflessione e un altrettanto ampio confronto con tutti i colleghi componenti il team partecipante, l’argomento del progetto relativo all’Intelligenza Artificiale è stato utilizzato per declinare e implementare alcune abilità e competenze proprie delle due discipline, con il presupposto costruttivo che l’attività proposta fosse pianificata, monitorata e realizzata con la collaborazione del docente di matematica ed informatica operante nella medesima classe.
Elaborata una prima stesura del progetto incentrato sulle rispettive discipline e focalizzata l’attenzione sulle attività da programmare per i traguardi condivisi, gli studenti hanno letto e analizzato una serie di fonti sulla tematica (testi argomentativi resi disponibili in formato cartaceo agli stessi e video ricercati dalla docente in internet) con una posizione chiaramente pronunciata tanto sui benefici quanto sugli svantaggi o sui rischi correlati all’uso delle ‘macchine intelligenti’; una parte di essi è stata letta e analizzata in classe nel corso di alcune lezioni partecipate, finalizzate all’individuazione delle parti proprie di questa tipologia testuale (la tesi e le sue argomentazioni, l’antitesi e le sue argomentazioni, la confutazione di quest’ultima, le espressioni testuali chiave delle sezioni sopra indicate, eventuali scelte retoriche, lessicali e sintattiche particolarmente interessanti), enucleate sui testi stessi e discusse in confronti, talora anche molto accesi, che hanno mostrato sin dall’inizio posizioni dicotomiche fra i ragazzi. Altri testi sono stati analizzati individualmente dagli studenti, assegnati come rielaborazione pomeridiana.
Dopo la prima fase, si è passati a presentare l’attività del debate o disputatio con le sue regole e i suoi tempi, stabilendo che questa prima esperienza fosse attuata direttamente da dieci studenti contrapposti in due squadre.
Tale metodologia didattica, negli ultimi anni sempre più diffusa e utilizzata, presenta indubbi aspetti positivi: gli studenti sono animati dal desiderio di cimentarsi in un’attività quasi del tutto svincolata e autonoma dalla figura del docente il quale, nel momento della sua realizzazione concreta, ne diventa un osservatore a distanza, ma ha precedentemente svolto il ruolo indispensabile del regista e dello sceneggiatore del canovaccio. Specie nelle prime esperienze risulta infatti fondamentale contrapporre gli studenti ad armi pari, quindi con un bagaglio di letture non eccessivamente dissimile, e organizzarli in due gruppi eterogenei, in base alle capacità apprenditive e oratorie di ciascuno.
I ragazzi, entusiasmati dallo spirito di competizione, hanno cominciato ad approfondire alacremente e puntualmente l’argomento, organizzandosi per ottimizzare le personali strategie comunicative (l’inventio e la dispositio – l’organizzazione concettuale e la corrispondenza delle argomentazioni favorevoli e delle rispettive confutazioni – ) in sessioni pomeridiane di collegamento a distanza (visti i casi di studenti in DAD) e il piano d’azione per coordinare le proprie azioni verbali. La disputatio affonda le sue radici nella cultura classica, ma assume grande efficacia nel promuovere le cosiddette soft skills: il lavoro cooperativo tra gli studenti, la gestione ottimale del tempo e delle scadenze, la capacità di negoziazione e di problem solving, l’empatia e l’assertività.
Il giorno del debate, svoltosi anche con alcuni studenti in DAD ‘partecipanti’ dalla LIM e alla presenza del docente di matematica che ha provveduto a registrare l’audio del debate per un podcast, è stato allestito il setting d’aula (i partecipanti al debate dislocati su un lato dell’aula, il cronometrista e i giudici sul lato contrapposto), altri hanno realizzato foto e piccoli video. Singolare quanto accaduto al termine della registrazione ufficiale: gli studenti, rotte le righe, hanno continuato a rimpallarsi opinioni e riferimenti dall’aula scolastica alle stanze domestiche con maggiore forza e spontaneità di quanto avessero manifestato fino a pochi minuti prima… l’obiettivo dell’uda è stato evidentemente raggiunto.